Ipoacusia infantile e screening

Ipoacusia infantile e screening

Cos’è l’ipoacusia in età infantile

L’ipoacusia infantile è un deficit uditivo che può colpire il bambino sin dalla nascita o addirittura nel grembo materno.

Rappresenta il deficit uditivo permanente è la più frequente disabilità congenita dell’infanzia.

L’indebolimento uditivo causa nel bambino una ridotta percezione dei suoni e dei rumori che lo circondano, causando disorientamento e difficoltà comunicative.

Gli effetti sullo sviluppo comunicativo del bambino dipendono:

  • dalla sede della lesione;
  • dal grado di perdita uditiva;
  • dall’epoca di insorgenza;
  • dalla causa della perdita uditiva.

I primi segnali di una scarsa capacità uditiva si possono notare già nei primi mesi di vita, con l’assenza di tutte quelle risposte spontanee che si notano nella quotidianità.

Incidenza

L’1,9% dei bambini ha problemi di udito e in più di 1 su 1.000 è stata riscontrata perdita permanente dell’udito, con o senza altri sintomi.

Si manifesta in 1-2 nati su mille ed è presente in 4-5 bambini su mille a 5 anni.

Questa percentuale aumenta al 4-5% nei neonati che sono stati ricoverati in terapia intensiva neonatale o che presentano i fattori di rischio.

È lievemente maggiore nel sesso maschile.

Fattori di rischio

  1. Ricovero in TIN (Terapia Intensiva Neonatale) per più di 48 ore:
  2. Peso alla nascita < 1500 gr
  3. Indice di Apgar 0/4 al primo minuto e 0/6 al quinto minuto)
  4. Ventilazione meccanica per più di 5 giorni
  5. Meningite batterica
  6. Iperbilirubinemia da richiedere exanguinotrasfusione
  7. Farmaci ototossici utilizzati per più di 5 giorni
  8. Infezione TORCH (Txoplasma, Rosolia Citomegalovirus Herpesvirus)
  9. Familiarità per sordità
  10. Sindromi associate a sordità
  11. Anomalie cranio-facciali

Più in dettaglio, distinguendo in base all’età:

Neonati

  • Basso peso alla nascita (in particolare se inferiore a 1,5 kg)
  • Un basso punteggio di Apgar (valuta la frequenza cardiaca, il tono muscolare, l’attività respiratoria, i riflessi e il colorito della pelle) dopo la nascita (inferiore a 5 dopo 1 minuto o inferiore a 7 dopo 5 minuti)
  • Bassi livelli di ossigeno nel sangue o convulsioni dovute a un parto difficile
  • Infezione da rosolia, sifilide, herpes, citomegalovirus o toxoplasmosi prima della nascita
  • Anomalie del cranio o del volto, in particolare che interessano l’orecchio esterno e il condotto uditivo
  • Ittero del neonato: livello elevato di bilirubina nel sangue (>12 mg/dL)
  • Meningite
  • Sepsi (infezione diffusa al circolo ematico)
  • Uso di un ventilatore (un apparecchio che aiuta a fare entrare e uscire l’aria dai polmoni) per un tempo prolungato
  • Uso di alcuni farmaci ototossici (antibiotici aminoglicosidici e alcuni diuretici)
  • Anamnesi di ipoacusia in un genitore o familiare

Bambini più grandi

Tutto quanto precede, più quanto segue:

  • Trauma cranico con frattura del cranio o perdita di coscienza
  • Infezioni croniche dell’orecchio medio o colesteatoma
  • Alcuni disturbi neurologici, come la neurofibromatosi e disturbi neurodegenerativi (es. sindrome di Hunter)
  • Esposizione a rumori forti o per lunghi periodi
  • Perforazione del timpano a causa di un’infezione o di una lesione

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Come riconoscere l’ipoacusia nel bambino nei primi mesi di vita

Il riconoscimento dei primi segni di un’ipoacusia nei bambini è compito principalmente dei genitori (che sono i primi osservatori). Il sospetto può nascere osservando alcuni segni:

  • Il neonato non reagisce a stimoli sensoriali piuttosto forti, come la porta che sbatte o un oggetto pesante che cade a terra. Non si gira verso il rumore e rimane indifferente.
  • In presenza di suoni o di melodie non riesce a comprendere da quale parte arrivino. Gira la testa in tutte le direzioni ma senza identificare la fonte.
  • Non risponde o non si gira se viene chiamato ripetutamente con il suo nome.
  • Spesso guarda con insistenza la persona che gli sta parlando, ma senza mostrare reazioni adeguate.
  • Se la persona che parla non è di fronte a lui, non si accorge che qualcuno sta parlando.
  • Quando troppe persone parlano contemporaneamente, il bambino non riesce a percepirle tutte ed entra in confusione.

Le fasi dell’udito e lo sviluppo del linguaggio

L’udito è un senso essenziale sin dalla nascita per una corretta acquisizione delle diverse abilità linguistiche e cognitive.

In condizioni normali, un bambino attraversa queste fasi:

  1. Nascita. Il neonato sente subito i suoni e le voci che lo circondano, anche se risultano ancora molto deboli.
    In caso di rumori molto forti sussulta ed ha una reazione di spavento (piange).
  2. Dai 2 ai 4 mesi. Comincia a riconoscere il tono di voce alto o basso e la voce dei suoi genitori.
    Capisce di poter emettere da solo dei suoni che lo divertono.
  3. Dai 5 ai 6 mesi. Il bambino è capace di rispondere a degli stimoli più precisi.
    Cominciano le prime risate, che sono una risposta a percezioni visive come le smorfie dei genitori, o uditive (uno starnuto per un bambino piccolo è un suono molto divertente).
  4. Dagli 8 ai 12 mesi. Riconosce il significato di alcune parole specifiche che rappresentano degli oggetti importanti, come latte e biberon.
    Se il genitore dice una di queste parole la reazione è immediata.
  5. Dai 12 ai 18 mesi. Comincia a pronunciare le prime parole, ascoltare melodie muovendo il suo corpo a tempo di musica e interagire con gli altri bambini.

Quando queste prime reazioni del bambino non sono presenti, per i genitori deve scattare un campanello d’allarme ed è importante, nel dubbio, consultare un Audiologo (è meglio una visita inutile che un ritardo della diagnosi).

Come riconoscere l’ipoacusia nel bambino in età scolare 

Crescendo il bambino diventa capace di parlare correttamente e di interagire in maniera appropriata con le altre persone.

Alcuni comportamenti devono far sorgere il sospetto di un problema uditivo:

  • Il bambino utilizza troppo spesso espressioni come “Cosa?” “Eh?(non riesce a sentire bene la domanda che gli viene posta).
  • Tiene troppo alto il volume quando sta ascoltando musica o sta guardando un programma in televisione.
  • Parlando al telefono, non mantiene la cornetta poggiata su un solo orecchio ma alterna continuamente l’orecchio destro con quello sinistro.

Intervenire in maniera precoce aiuta ad attuare strategie in maniera veloce ed efficace.

Epoca di insorgenza

Le cause prenatali

Dipendono da fattori particolari che coinvolgono la madre durante il periodo di gestazione. Parliamo di cattive abitudini che danneggiano il feto, come l’abuso di alcol o sostanze stupefacenti. Influiscono anche le conseguenze di un’infezione contratta durante la gravidanza di malattie come la toxoplasmosi o la rosolia.

Le cause ereditarie

Dipendono da fattori genetici che si trasmettono al momento del concepimento.
Si tratta di un deficit uditivo che può interessare qualsiasi struttura del sistema uditivo (orecchio esterno, medio e interno). 
È responsabile di circa il 60% di tutte le ipoacusie riscontrabili nei neonati.

Dominanti (25%)

In ogni generazione è presente un gran numero di soggetti colpiti.
Sono sordità per lo più bilaterali che si manifestano in epoca postnatale e tendono a progredire nel tempo; inizialmente interessano soprattutto le alte frequenze.

Il gene COCH è probabilmente il gene più frequentemente coinvolto in casi di sordità non sindromica ad eredità autosomica dominante (DFNA9).
Questo gene fornisce istruzioni per l’elaborazione di una proteina chiamata Coclina che è una importante componente della matrice extracellulare molto abbondante nella coclea e nel vestibolo dell’orecchio interno.

Recessive (70%)

Sono colpiti pochi soggetti di un ceppo familiare, saltando anche qualche generazione.
L’ipoacusia si evidenzia già alla nascita ed è evolutiva nel tempo.

Il gene connessina 26 (GJB2, gap-junction protein beta 2), identificato nel 1997, è il responsabile di circa l’80% dei casi di sordità autosomica recessiva (in Italia e Spagna raggiunge il 90% dei casi).
Le connessine sono una famiglia di proteine presenti sulla membrana cellulare, dove formano dei canali necessari per gli scambi e la comunicazione tra le cellule.
L’analisi molecolare del gene connessina 26 può essere molto utile per diagnosticare questa sordità congenita ereditaria, di entità moderata o profonda, in genere non progressiva.

Legate al cromosoma X (4-5%)

Può seguire un modello sia dominante che, con maggiore frequenza, recessivo.
La portatrice è la madre, la cui espressività genica è coperta clinicamente dall’altra x sana.
La sordità si manifesta nel 25% dei figli maschi, mentre il il 25% delle femmine sarà portatrice.
Il restante 50% normoacusico.
Il gene POU3F4 è il maggior responsabile delle forme legate al cromosoma X.

Mitocondriali (< 1%)

Sono state scoperte intorno al 1990.
Sono dovuti a informatori genetici (DNA) contenuti nei mitocondri.
La trasmissione avviene attraverso la madre, poiché al momento della fecondazione l’uovo riceve soltanto il nucleo dello spermatozoo, utilizzando così gli organuli presenti nel citoplasma di origine materna.
Possono esserne affetti sia i figli maschi che le femmine.
Il gene 12rRNA è responsabile della forma più frequente di sordità ad eredità mitocondriale.

Ipoacusia sindromica

Nel 30% dei casi l’ipoacusia è accompagnata da altri sintomi.
Si manifesta assieme ad altre patologie che colpiscono anche altri organi (cuore, reni, occhi etc.).
Alcune sindromi più frequentemente associate al deficit uditivo sono:

Dominanti

  • Sindrome di Alport: ipoacusia e sofferenza renale, talora interessa anche l’occhio. Dominante. Segni renali (ematuria, proteinuria ed insufficienza renale) ed extrarenali (interessamento dell’orecchio e dell’occhio).
  • Sindrome di Waardenburg: ipoacusia e anomalie della pigmentazione degli occhi, dei capelli e della pelle. Sordità di grado variabile e anomalie della pigmentazione degli occhi, dei capelli e della pelle. Dominante.
  • Sindrome di Franceschetti (o di di Treacher Collins): ipoplasia (sviluppo deficitario) delle ossa zigomatiche e mandibolari, anomalie dei padiglioni auricolari (mancanza dell’orecchio, ipoplasia, orecchio a coppa associato a fistole o appendici preauricolari) ed anomalie delle palpebre.

Recessive

  • Sindrome di Usher: ipoacusia e retinite pigmentosa e perdita progressiva della vista. Ipoacusia e calo del visus. Recessiva.
  • Sindrome di Pendred: ipoacusia bilatrale e gozzo. Recessiva.
  • Sindrome di Jervell e Lange-Nielsen: sordità neurosensoriale bilaterale profonda congenita, intervallo QT lungo all’elettrocardiogramma e tachiaritmie ventricolari. Recessiva.

Ipoacusia non sindromica

Si manifesta in modo isolato senza altri difetti associati (70% dei casi).
Fra queste forme di sordità possiamo analizzare la seguente suddivisione:

  • forma autosomica recessiva (85% circa). Entrambi i genitori sono portatori sani di un’alterazione genetica che viene trasmessa al figlio. Generalmente il gene responsabile è quello che codifica la connessina 26;
  • forma autosomica dominante (12% circa). Un solo genitore è portatore dell’alterazione genetica e la trasmette al figlio.
  • forma legata al cromosoma X (2% circa). Il deficit uditivo viene trasmesso dalla madre, portatrice sana, ai soli figli maschi con probabilità del 50%.
  • forma mitocondriale (1% circa). Il danno deriva da mutazioni livello di funzionamento dei mitocondri.

INFETTIVE

Infezione contratta durante la gravidanza da Toxoplasma, Rosolia, Citomegalovirus, Herpes (TORCH)

Rosolia

Nei primi mesi di gravidanza rappresenta un fattore teratogeno, poiché è in tale periodo che avviene la differenziazione dell’orecchio interno

Toxoplasmosi

La possibilità di una compromissione uditiva può essere dovuta a lesioni tanto a carico dell’organo del Corti per un particolare tropismo del parassita per i neuroepiteli, quanto a carico del nervo cocleare e dei centri superiori per fatti tossici e anossiemici.

Citomegalovirus (CMV)

L’ipoacusia è di solito bilaterale e grave, con spiccata predilezione per i toni acuti, anche se sono stati segnalati casi di sordità evolutiva nel tempo. L’ipoacusia da CMV costituisce lo 0,2% di tutte le sordità infantili.

Sostanze “tossiche”

Se assunte dalla madre in gravidanza, possono portare alterazioni all’apparato uditivo dell’embrione per l’assoluta permeabilità placentare di fronte a tali agenti.
Vanno tenuti presenti come tossici esogeni:

  • gli antibiotici ototossici;
  • il chinino;
  • l’alcool;
  • i barbiturici;
  • i neurolettici;
  • fattori fisici (raggi x), ecc.

Ma esistono anche i tossici endogeni, cioè trasmessi dalla madre per sue proprie malattie:

  • diabete;
  • gravi forme di nefrite che possono portare a lesioni labirintiche di tipo emorragico.

Sordità perinatali

Sordità perinatali

Le cause perinatali più importanti sono derivante da problematiche insorte durante la gravidanza o il parto.
Prematurità <31 sett con basso peso corporeo. peso <1500gr.
Ricovero in terapia intensiva neonatale

Ipossia

Le cause di ipossia possono essere molteplici e riguardano particolarmente alterazioni a livello del sistema nervoso centrale, alle quali può associarsi sordità di tipo grave o profonda.

Ittero

Concentrazioni di bilirubina oltre i 14 mg/dL nei neonati pretermine e oltre i 20 mg/dL nei neonati a termine possono determinare ipoacusia.

L’ipoacusia può essere spesso associata ad alterazioni neurologiche.

Cause infettive

Alcune malattie infettive contratte alla nascita o poco dopo possono determinare danni molto seri sia a carico del nervo che della coclea.

  • meningoencefalite (malattia infiammatoria delle meningi);
  • parotite (la cui sordità esordisce in modo brusco e può portare nella maggior parte dei casi ad una perdita totale dell’udito);
  • morbillo; 
  • rosolia.

Traumatiche

Un trauma cranico in epoca perinatale può determinare un’ipoacusia trasmissiva o neurosensoriale grave e irreversibile per:

  • danni al labirinto membranoso;
  • frattura della capsula labirintica;
  • lesione diretta delle aree centrali uditive e vestibolari.

Tossiche

Quelle esposte nelle sordità prenatali da farmaci ototossici (ad esempio gli antibiotici aminoglicosidici: streptomicina, kanamicina, gentamicina, ecc.).

Le cause post-natali

Sono molteplici; tra le principali vanno ricordate:

Infezioni prese durante l’infanzia in forma grave, come il morbillo e la parotite, ma anche banali raffreddori o infiammazioni che coinvolgono l’orecchio (un’otite mal curata può essere causa di ipoacusia importante).

  • Infezioni virali;
    • CMV: causa più frequente di ipoacusia congenita acquisita (40%). Determina un’ipoacusia a carattere progressivo tardivo;
    • Parotite;
    • Morbillo;
    • Rosolia;
    • MENINGITE: è prevalentemente batterica (pneumococco) e rappresenta il 6-9 % delle ipoacusie neurosensoriali del bambino. Comporta un danno uditivo nel 7-35% dei sopravvissuti, dovuto ad ossificazione della coclea. Nel 75% dei casi colpisce bambini di età < 2anni;
  • Otite media.

FARMACI OTOTOSSICI: aminoglicosidi, diuretici dell’ansa.

Esposizione ai rumori di elevata intensità.

La causa rimane SCONOSCIUTA nel 20-25% dei casi.

Tipi di ipoacusia infantile

L’ipoacusia neurosensoriale.
Sono spesso congenite, possono essere di diversa entità, ma sono permanenti.
L’ipoacusia trasmissiva è un disturbo che colpisce l’orecchio esterno o medio.
L’ipoacusia percettiva è un problema che deriva da malfunzionamenti nel sistema nervoso.
Nello specifico, è compromessa la trasmissione dei segnali nervosi, creando delle conseguenze nella capacità di comprendere i suoni.
L’orecchio non presenta alcuna problematica.

La diagnosi dell’ipoacusia nei bambini

Una diagnosi orientativa potrebbe essere fatta già durante la gravidanza: attraverso la villocentesi.
È una tecnica invasiva che consente di eseguire una diagnosi prenatale di alcune malattie genetiche.
Vengono prelevati alcuni frammenti di placenta (i “villi coriali”) tramite un ago inserito sotto controllo ecografico o attraverso la parete addominale o per via vaginale.

È utile per la diagnosi di alcune forme genetiche.
La positività di questo test consente un intervento precoce subito dopo la nascita.

Per i neonati sono raccomandati gli esami di screening prima dei tre mesi di vita.

In caso di sospetto difetto genetico, è possibile eseguire test genetici.

Per la diagnosi di ipoacusia nei bambini più grandi esistono diverse tecniche:

  • colloquio con i genitori: le domande sono rivolte per valutare eventuali ritardi nello sviluppo normale del bambino e per capire se i genitori nutrono preoccupazioni sullo sviluppo del linguaggio nel figlio;
  • visita con otomicroscopia;
  • testare la risposta ai suoni nei bambini fra i 6 mesi e i 2 anni d’età;
  • timpanometria: esaminare la risposta del timpano e la funzionalità dell’orecchio medio (timpanometria); può rilevare la presenza di secrezioni nell’orecchio medio;
  • ai bambini di più di 2 anni si chiede di eseguire semplici comandi per capire se sentono e comprendono il linguaggio oppure si esegue il test di risposta ai suoni mediante auricolari.

Gli esami di diagnostica per immagini permettono di identificare la causa dell’ipoacusia e formulare una prognosi.
La risonanza magnetica per immagini (RMN) può essere eseguita in quasi tutti i bambini.
Se si sospettano anomalie ossee l’esame di immagine indicato è la tomografia computerizzata (TC).

La diagnosi

Nelle linee guida internazionali (Joint Committee on Infant Hearing, USA, 2007) si afferma la necessità di:

  • fare diagnosi entro i tre mesi di età;
  • procedere con il trattamento protesico-riabilitativo entro i sei mesi;
  • raggiungere una protesizzazione ottimale a dodici mesi;
  • nei casi in cui non si tragga beneficio dalle protesi acustiche tradizionali, ricorrere all’impianto cocleare non prima dei diciotto mesi di vita.

La diagnosi presenta spesso molte difficoltà in rapporto:

  • all’entità del danno;
  • all’età del bambino;
  • alla possibile presenza di turbe neuropsicologiche associate.

Non può mai essere posta con certezza dopo un solo esame audiometrico, ma deve sempre essere fatta dopo una serie di esami e di ripetute indagini.

Colloquio anamnestico con i genitori

Assume un valore diagnostico importante per sapere:

  • se il bambino risponde agli stimoli sonori ambientali;
  • quali sono le condizioni del linguaggio;
  • se si comporta come i bambini della sua età;
  • se esiste una consanguineità o la presenza di eventuali parenti sordi.

La diagnosi è un momento molto delicato che deve essere svolta presso un centro di audiologia attrezzato e specializzato.

Audiometria infantile: le tecniche soggettive

Tecniche soggettive sono quelle che prevedono la collaborazione del bambino.

La rilevazione della soglia uditiva nei bambini di età compresa tra i 3 mesi e i 3 anni presenta notevoli difficoltà perché non è possibile ottenere delle risposte volontarie.
Un valore preciso della soglia delle due orecchie separatamente si potrà cominciare ad ottenere solamente dopo i 3 anni, quando sarà possibile esaminare il bambino attraverso strumenti che utilizzano cuffie.

Per superare questo ostacolo nei bambini più piccoli sono stati ideati dei test che sfruttano reazioni incondizionate al suono oppure reazioni ottenute dopo un opportuno condizionamento:

Dai 4 ai 5 anni è possibile effettuare l’audiometria convenzionale basata sulle risposte soggettive che vengono fornite senza alcun condizionamento.

I limiti di età riferiti sono indicativi poiché l’esaminatore sceglie una delle metodiche citate non tanto in base all’età anagrafica ma in base a quella mentale del soggetto da esaminare.

Le tecniche oggettive (impedenzometria e ABR) non richiedono la collaborazione del paziente.

Impedenzometria

Fornisce informazioni sullo stato dell’orecchio medio (timpanogramma) ma anche orientativamente della soglia uditiva (soglia di comparsa del riflesso stapediale).
Attenzione però perché la mancata presenza del riflesso stapediale non è sempre da mettere in rapporto ad un deficit uditivo profondo, ma può essere messa in relazione anche a fattori indipendenti dalla soglia uditiva, quali l’assenza congenita del tendine stapediale.

Audiometria a risposte evocate (ABR)

L’audiometria a risposte evocate permette la determinazione della soglia uditiva nei soggetti che non possono (come nel caso del bambino) o non vogliono collaborare con l’esaminatore.

È un esame molto importante per la diagnosi della sordità infantile.
Il sistema nervoso centrale presenta un’attività elettrica che può essere registrata.
Utilizzando un computer è possibile estrapolare una risposta specifica, nel nostro caso quella dovuta alla stimolazione sonora.
Il segnale elettrico viene registrato mediante l’applicazione di elettrodi metallici sulla cute della testa. Tra l’elettrodo e la cute, precedentemente sgrassata, viene messa della pasta conduttrice.  Gli elettrodi così fissati vengono connessi a un preamplificatore collegato a sua volta a un amplificatore.
Fornisce risposte precise e poco influenzabili da fattori esterni (ad es. farmaci utilizzati per una eventuale sedazione).

Screening audiologico neonatale

Uno screening universale è assolutamente necessario e il suo costo è comunque inferiore ai costi che dovrebbero essere sostenuti per un bambino ipoacusico non diagnosticato per tempo.

Viene effettuato nei primi giorni di vita.
Un solo esame non è comunque sufficiente ed è necessario ripeterli nel tempo.

Lo screening neonatale è un metodo rapido per individuare la presenza di ipoacusia, il cui riconoscimento precoce può evitare la comparsa di gravi conseguenze come la mancata o alterata acquisizione del linguaggio.

Lo screening si esegue con le otoemissioni al secondo giorno di vita del neonato e permette di suddividere la popolazione in due gruppi:

  • bambini sani;
  • bambini con sospetta sordità.

Nel secondo caso il test deve essere ripetuto perché possono essere presenti “falsi positivi”.
Se il sospetto di sordità viene confermato, è indispensabile procedere agli esami di approfondimento (potenziali evocati uditivi) per capire l’entità della perdita di udito e impostare la terapia.

All’età di 3 anni si ritiene utile effettuare un ulteriore screening per ricercare le forme di sordità neurosensoriale, con una perdita uditiva media, o di sordità trasmissiva.

Lo screening prevede tre livelli:

I livello (punto nascita)

Registrazione delle emissioni otoacustiche evocate (TEOAE) che valutano la funzionalità delle cellule ciliate esterne.
L’esame consente di individuare perdite uditive > 35 dB.

II livello (centro secondo livello)

Prevede esecuzione dei potenziali evocati uditivi del tronco encefalico automatici (AABR) che studiano la risposta dell’intera via acustica.

III livello (centro di riferimento)

È in grado di eseguire l’ABR clinico, col quale si ricerca la soglia uditiva, e si effettua un follow up audiologico completo.

Come prevenire le forme di ipoacusia

Particolare attenzione va prestata in caso di presenza di fattori di rischio. In questi casi bisogna monitorare la funzione uditiva nel tempo.

Dopo la nascita bisogna prestare attenzione alle forme di otite che colpiscono molto frequentemente i bambini.

Importanza della diagnosi precoce

L’identificazione e il trattamento precoce dell’ipoacusia è importante per consentire un normale sviluppo uditivo e linguistico.

Oggi i nuovi strumenti audiologici per lo screening e la diagnosi (emissioni otoacustiche e potenziali evocati uditivi) risultano molto più validi dei vecchi metodi comportamentali.

Se organizzati in protocolli controllati hanno una bassa probabilità di mancare l’identificazione di un bambino sordo.

Le forme di ipoacusia lievi o medie sono più difficili da individuare in quanto possono generare comportamenti che vengono interpretati male dai genitori, dal pediatra e dagli insegnanti (bambino irrequieto o distratto).

Fra questi comportamenti:

  • I bambini ignorano a volte, ma non sempre, le persone che si rivolgono a loro.
  • I bambini parlano e sentono bene a casa, ma non a scuola, perché un’ipoacusia lieve o moderata diventa un problema solo nel brusio di fondo della classe.

Spesso bambini con ipoacusia lieve o moderata vengono “etichettati” come distratti, iperattivi o maleducati e in tal modo si ritarda la diagnosi e la terapia.

Una buona regola da applicare: i bambini che presentano importanti disturbi sociali, comportamenti anormali, difficoltà nel linguaggio o nell’apprendimento, devono essere valutati per sospetta ipoacusia.

È meglio una visita inutile in più che un ritardo nella diagnosi.

Le conseguenze dell’ipoacusia nei bambini

Un danno uditivo significativo (superiore a 40 dB HL di perdita media) influirà sfavorevolmente sullo sviluppo verbale e linguistico del bambino con conseguenti ulteriori problematiche sulla capacità di comunicazione, sullo sviluppo psicologico, scolastico e sociale.

La gravità delle conseguenze dipende da alcuni fattori:

  • dal grado e dalla durata del difetto uditivo;
  • dall’età di insorgenza;
  • dalla presenza di patologie associate;
  • dalla precocità di intervento;
  • dalle modalità e dalle caratteristiche di trattamento protesico e riabilitativo;
  • dalla tipologia di ambiente comunicativo;
  • dal grado di supporto dell’ambiente familiare.

La difficoltà a sviluppare correttamente il linguaggio ha conseguenze anche nell’apprendimento e nel rendimento scolastico.

La comunicazione con gli altri viene parzialmente compromessa e conseguentemente anche l’emotività del bambino potrebbe andare incontro a cambiamenti significativi.

Il bambino manifesta dei sentimenti di frustrazione per l’incapacità di comprendere gli altri e spesso sviluppa reazioni di rabbia, potrebbe chiudersi in se stesso per paura di non riuscire a comunicare e isolarsi dal resto della classe.

La timidezza può alternarsi a tristezza per l’atteggiamento che hanno gli adulti nei suoi confronti.

L’ipoacusia può anche determinare problemi nella vita sociale del bambino: presa in giro da parte dei compagni e problemi emotivi.

Prognosi

Se l’ipoacusia viene riconosciuta e trattata precocemente la capacità del bambino di parlare e comprendere il linguaggio e sviluppare una vita di relazione normale possono essere ben recuperate.

Terapia

Quando la causa dell’ipoacusia nel bambino non è reversibile il trattamento prevede l’uso di apparecchi acustici per compensare la perdita uditiva o l’impianto cocleare.

Protesi acustica

Obiettivo della prescrizione protesica nel bambino è raggiungere una confortevole udibilità dei suoni ambientali e del parlato.

La prescrizione della protesi è di competenza dell’audiologo, tuttavia nel bambino la decisione non deve essere assunta da una sola persona, ma deve coinvolgere l’audiometrista, l’audioprotesista, il logopedista e i genitori, in modo da ottenere i risultati migliori.

Il piccolo paziente deve abituarsi gradualmente a portare le protesi acustiche.
Inizialmente il tempo di applicazione sarà di 30 minuti, poi di qualche ora, fino ad arrivare all’intero arco della giornata.

L’adattamento varia da bambino a bambino: chi ha più difficoltà ad abituarsi e chi invece si abitua velocemente a portare le protesi per tutto il giorno.

Più il bambino è piccolo e più è facile che si adatti all’apparecchio acustico: sarà lui a cercarlo appena si sveglia e che si accorgerà quando non funziona, ecc.

Impianto cocleare

Un impianto cocleare (coclea artificiale, orecchio bionico) è un orecchio artificiale elettronico in grado di ripristinare la percezione uditiva nelle persone con sordità profonda, viene utilizzato quando le protesi acustiche non ottengono il risultato sperato.

L’orientamento attuale è quello di eseguire l’impianto cocleare tra i 12 ed i 18 mesi in quanto prima dei 12 mesi sussistono problematiche di natura valutativa, anestesiologiche e di procedura chirurgica.

La FDA (Food and Drug Administration) ne ha approvato l’esecuzione nei bambini con sordità profonda a partire dai 12 mesi di vita.

Dopo i 6 anni di vita nei bambini con sordità profonda che hanno presentato scarso beneficio protesico, i risultati sono marcatamente inferiori. 

Buoni risultati si hanno anche con bambini sordi congeniti che hanno avuto discreti risultati protesici eseguendo l’impianto in età prescolare.